Un celebre detto afferma che il lavoro nobilita l’uomo, ma nei casi in cui si configura il workaholism il lavoro può avere effetti estremamente negativi sulla salute psicofisica. Spesso sottovalutata da datori di lavoro e professionisti, la dipendenza da lavoro è un fenomeno sempre più diffuso. In questo approfondimento si parlerà di cos’è il workaholism, degli effetti a cui la dipendenza da lavoro può portare e delle strategie che si possono mettere in atto per uscire da questa dipendenza.

Cos’è il workaholism: definizione

La definizione di workaholism dovrebbe diventare chiara sia ai datori di lavoro che ai professionisti. Questo termine fu introdotto per la prima volta da Oates nel 1971 partendo dalle parole work e alcoholism. Attualmente si fa riferimento alla definizione di Schaufeli, Taris, e Bakker proposta nel 2008. Secondo questi ultimi con workaholism si descriverebbe la tendenza a lavorare eccessivamente in modo compulsivo.

Coloro che si chiedono come si chiama la malattia del troppo lavoro possono dunque usare questo termine inglese per descrivere la condizione. In alternativa si può parlare propriamente di dipendenza da lavoro, ricordando che il workaholism rientra a pieno titolo tra le dipendenze comportamentali.

Come si chiamano le persone che pensano solo al lavoro?

Il diffondersi della dipendenza da lavoro porta a chiedersi come si chiamano le persone che pensano solo al lavoro. Così come è stato coniato un termine per la dipendenza dall’attività lavorativa, è stata coniata anche una parola per riferirsi a chi non riesce a staccarsi dal lavoro.

Ancora una volta si è deciso di attingere alla lingua inglese e si è scelto di coniare il termine workaholic. Con questa parola si descrive chi pensa troppo al lavoro e di fatto vive solo per svolgere l’attività professionale. Individuare i workaholic all’interno della popolazione lavorativa è il primo passo fondamentale per offrire loro il supporto di cui necessitano per superare questa dipendenza.

Perché lavoriamo così tanto?

Il diffondersi della dipendenza da lavoro porta a chiedersi perché lavoriamo così tanto. Se l’eccesso di lavoro ha degli effetti negativi sulla nostra salute psicofisica, dovremmo capire quali sono le motivazioni che ci spingono a mettere in atto comportamenti per noi svantaggiosi. Nell’articolo Why do we work so hard? Ryan Avent prova a spiegare come si è arrivati a trasformare il lavoro in una prigione dalla quale spesso non si ha intenzione di uscire.

Riassumendo quanto scritto da Avent, la prima ragione potrebbe essere di natura economica. Al giorno d’oggi buona parte dei lavoratori non riescono a raggiungere uno stato di tranquillità finanziaria con la retribuzione percepita e ciò li spingerebbe ad aumentare le ore di lavoro. Un altro motivo sarebbe la competitività del mercato del lavoro: per raggiungere i vertici spesso non sono sufficienti le competenze maggiori, serve anche lavorare più tempo degli altri.

La spinta a lavorare sarebbe supportata anche dallo status sociale che deriva dalla posizione lavorativa ricoperta. Questo varrebbe soprattutto per i lavoratori che ricoprono posizioni prestigiose e di grande responsabilità. Sia per loro che per i professionisti con mansioni meno prestigiose il lavoro rappresenterebbe infine un tassello fondamentale dell’identità personale.

Caratteristiche della dipendenza da lavoro

Si è detto che la dipendenza da lavoro può essere inserita tra le dipendenze comportamentali, dal momento che condivide degli aspetti con le altre dipendenze appartenenti a questa categoria. Di seguito sono elencate le principali caratteristiche del workaholism:

  • Salienza: il lavoro diventa l’attività principale della vita e modifica pensieri e comportamenti anche al di fuori dell’orario lavorativo e del luogo di lavoro;
  • Tolleranza: la quantità di tempo dedicata al lavoro aumenta progressivamente con il perdurare della condizione di dipendenza da lavoro;
  • Modificazione dell’umore: l’attività lavorativa non solo incide sul tono dell’umore, ma può portare ad alternanza anche repentina di diversi stati d’umore;
  • Conflitti: la dipendenza da lavoro ha un impatto negativo sulla vita sociale dell’individuo che ne è affetto e può causare l’insorgenza di conflitti sia con i colleghi che con amici e familiari;
  • Astinenza: in caso di periodo di mancanza di lavoro (ad esempio assenze per malattia, ferie, giorni di riposo) il professionista sperimenta effetti negativi sulla salute psicofisica;
  • Ricaduta: è possibile che dopo aver superato la dipendenza da lavoro si verifichino delle ricadute e che il professionista si trovi a doversi confrontare nuovamente con comportamenti eccessivi.

Come individuare la dipendenza da lavoro

I workaholic presentano delle caratteristiche che possono aiutare a individuare la dipendenza da lavoro al fine di intervenire prontamente. I principali segnali di allarme a cui prestare attenzione sono i seguenti:

  • Il professionista dedica una quantità di tempo eccessiva al lavoro, senza che questo sia correlato a particolari richieste lavorative o a ristrettezza economica;
  • Si osserva una riduzione delle ore di sonno e della qualità del riposo notturno;
  • Vi sono pensieri ossessivi correlati all’attività lavorativa;
  • In mancanza di lavoro si manifestano i sintomi da astinenza, ad esempio panico e ansia;
  • Il professionista ha frequenti variazioni dell’umore, è facilmente irritabile e presenta un impoverimento emotivo;
  • Vi può essere abuso di sostanze psicoattive (tra cui va inserita anche la caffeina).

Quali sono gli effetti di workaholism

La dipendenza da lavoro può avere conseguenze negative sulla salute psicofisica dell’individuo. Diversi studi scientifici hanno messo in luce un aumento dell’incidenza di disturbi psicologici e organici nei soggetti che soffrono di questa tipologia di dipendenza comportamentale.

Tra gli effetti del workaholism bisogna ricordare i disturbi gastrointestinali, le alterazioni della funzionalità cardiaca, la cefalea e le variazioni di peso corporeo. La dipendenza da lavoro può portare anche all’insorgenza di manifestazioni psichiche, ad esempio alterazioni dell’umore, ansia, depressione, stress, alterazioni della qualità e/o della quantità del sonno.

Molteplici studi presenti in letteratura hanno evidenziato inoltre l’insorgere di problemi relazionali correlati alla dipendenza da lavoro. Tra i soggetti dipendenti dal lavoro è più frequente avere difficoltà nel relazionarsi in maniera produttiva con i colleghi e sono stati segnalati problemi anche nelle relazioni interpersonali al di fuori dell’ambito lavorativo.

Come uscire dal workaholism

Molti professionisti si rendono conto di pensare eccessivamente all’attività lavorativa e di dedicare risorse fisiche e mentali spropositate al lavoro. Questi stessi professionisti si chiedono come disintossicarsi dal troppo lavoro, o talvolta sono i loro familiari a informarsi per dare loro una mano.

Il tema della dipendenza da lavoro sta interessando da diversi anni la comunità scientifica e in letteratura si trovano pubblicazioni di alto livello. Il lavoro scientifico Workaholism Prevention in Occupational Medicine: A Systematic Review di Thomas Cossin et al. conferma l’origine multifattoriale della dipendenza da lavoro e il ruolo centrale del medico del lavoro nella prevenzione e nella lotta a questo disturbo comportamentale. Dalla revisione sistematica è emerso che le misure preventive che si possono attuare avrebbero vantaggi sia per i workaholic che per le aziende.

Investire sul work-engagement

Il medico competente e il datore di lavoro dovrebbero collaborare per supportare i dipendenti durante tutta l’esperienza lavorativa. Per combattere la dipendenza da lavoro si potrebbe puntare sul work-engagement, che ha come obiettivo il benessere psicofisico dei lavoratori. 

I dipendenti dovrebbero essere felici di svolgere l’attività lavorativa e dovrebbero essere gratificati dalle mansioni che vengono loro assegnate. Il datore di lavoro – supportato da professionisti con le adeguate competenze – dovrebbe formare i suoi dipendenti e aiutarli ad apprendere strategie per rendere le ore lavorative più produttive. Lo scopo ultimo non è aumentare la produttività dell’azienda, ma consentire ai dipendenti di portare a termine i loro compiti più facilmente e di avere del tempo libero da dedicare ad attività extralavorative.

Il work-engagement prevede la valorizzazione del tempo libero del dipendente e l’impiego di questo tempo per attività che nulla hanno a che vedere con il lavoro. Ciò contribuisce a combattere l’insorgere della dipendenza dall’attività professionale e altri disturbi psicologici come la demotivazione sul lavoro.

Trattamento psicoterapico del workaholism

Per i dipendenti che presentano le caratteristiche della dipendenza da lavoro il medico competente, dopo attenta valutazione del caso specifico, può proporre il trattamento psicoterapico del workaholism. Al dipendente viene proposta una valutazione psichiatrica, il cui scopo è fare il punto della situazione e aiutare a stabilire se sia sufficiente iniziare solo con l’intervento psicologico, o se sia utile affiancare a quest’ultimo anche un trattamento farmacologico.

Il trattamento psicoterapico individuale deve supportare il dipendente, aiutandolo innanzitutto a individuare le cause che hanno contribuito all’insorgere di questa dipendenza dal lavoro. Il percorso terapeutico deve fornire gli strumenti per gestire in maniera efficace i compiti lavorativi e le problematiche cui si potrebbe andare incontro nella vita quotidiana. Importante inoltre investire sullo sviluppo di competenze relazioni, fondamentali per migliorare o recuperare i rapporti con i colleghi e con le persone care.

Come tutte le forme di dipendenza, anche il workaholism è caratterizzato dalla possibilità di ricaduta. Il percorso terapeutico psicologico deve chiarire al lavoratore il rischio di ricaduta e fornirgli delle strategie per gestirlo al meglio. Importante in questo contesto l’individuazione precoce delle cause scatenanti o dei fattori aggravanti che potrebbero essere responsabili di una ricaduta.