Nel definire il protocollo sanitario e i criteri della sorveglianza cui devono essere sottoposti i lavoratori, il medico competente procede alla valutazione dei rischi cui sono potenzialmente esposti i lavoratori e decide di conseguenza. Tra i rischi emergenti vi è lo stress legato all’attività lavorativa e ciò porta lavoratori e datori di lavoro a informarsi circa la sorveglianza sanitaria stress lavoro correlato

Sorveglianza sanitaria stress lavoro correlato

Cos’è lo stress lavoro-correlato?

L’Accordo quadro europeo del 2014 definisce lo stress lavoro-correlato come una condizione del lavoratore che si può presentare con disfunzioni o disturbi che possono essere di natura psicologica, fisica o sociale. Questa condizione sarebbe correlata al lavoro in quanto alcuni individui percepirebbero di non avere sufficienti risorse per poter portare a termine le richieste ricevute e per poter soddisfare le aspettative. Per parlare adeguatamente di questa condizione è necessario un discorso più ampio, si rimanda pertanto all’approfondimento sullo stress lavoro-correlato.

E’ prevista una sorveglianza sanitaria stress lavoro correlato?

Sono in molti a chiedersi se la sorveglianza sanitaria per lo stress lavoro correlato sia obbligatoria, la risposta secondo la normativa vigente è che non è prevista una sorveglianza sanitaria obbligatoria per lo stress lavoro-correlato. Questo fattore di rischio psicosociale non rientra infatti nella tabella dei rischi per cui si ha l’obbligo di sorveglianza sanitaria in caso di esposizione del lavoratore, ma ciò non significa che debba essere sottovalutato e posto in secondo piano rispetto ad altre fonti di rischio.

Come spiegato nell’approfondimento sulla sorveglianza sanitaria, l’art. 41 del D.Lgs. 81/08 introduce diverse tipologie di visita medica, tra cui la visita medica su richiesta del lavoratore. Al lavoratore viene data la possibilità di chiedere la visita del medico competente nel caso in cui ritenga di soffrire di stress correlato al lavoro, oppure di avere altre condizioni psicofisiche che potrebbero andare incontro a un peggioramento a causa dello stress.

Al medico competente viene comunque lasciata facoltà di istituire la sorveglianza sanitaria per quei lavoratori esposti a un elevato livello di rischio di stress lavoro-correlato. Vi sono mansioni in cui lo stress psicofisico è un fattore intrinseco e può essere solo mitigato con interventi ambientali e di prevenzione collettiva. Se nonostante gli interventi collettivi il livello di rischio permane non irrilevante la sorveglianza sanitaria può diventare un’utile misura di prevenzione secondaria  per la tutela della salute dei lavoratori. 

Il ruolo del medico competente per la prevenzione dello stress lavoro-correlato

Fondamentale è il ruolo del medico competente per lo stress lavoro correlato: nel processo di valutazione di questo rischio e di supporto dei lavoratori il professionista sanitario deve assumere una posizione sempre più centrale e deve diventare il vero punto di riferimento sia per i lavoratori che per i datori di lavoro.

E’ proprio il D.Lgs. 81/08 con l’art. 25 a stabilire tra gli obblighi del medico competente una appropriata valutazione dei rischi, tra i quali devono essere inclusi anche i rischi di natura psicosociale. Spetta inoltre al medico competente predisporre le misure necessarie per la tutela della salute dei lavoratori e per la tutela dell’integrità psicofisica degli stessi. 

La normativa non prevede che la sorveglianza sanitaria diventi la prima misura da mettere in atto per difendere i lavoratori dallo stress legato all’ambiente lavorativo e alla mansione svolta. Il medico competente è chiamato a proporre al datore di lavoro delle misure preventive collettive che siano indirizzate all’ottimizzazione del contesto lavorativo e che siano rivolte a tutti i lavoratori.

La direzione seguita dal medico competente e dal datore di lavoro non dovrebbe prevedere in prima battuta la medicalizzazione della prevenzione dei rischi sul lavoro, ma dovrebbe essere rivolta ad investire su una prevenzione collettiva che andrà a vantaggio dell’azienda e dei singoli lavoratori. Nel caso in cui il processo di valutazione dei fattori di rischio dovesse mettere in luce un elevato rischio di stress psicofisico è necessario comprendere che gli interventi dovranno essere rivolti primariamente all’ambiente e alle condizioni di lavoro.

Sono proprio le condizioni di lavoro e l’ambiente lavorativo a dover essere considerati sbagliati in questo caso e non dovranno essere i lavoratori a pagarne le conseguenze ricevendo giudizi di idoneità parziale o di inidoneità alla mansione. La visita medica su richiesta ed eventuali altri atti medici associati saranno strumenti utili per venire in supporto al lavoratore, ma non possono divenire il primo approccio e sostituire una politica di miglioramento delle condizioni di lavoro.